Quando si parla di prodotti alimentari di qualità vi sono delle espressioni che i consumatori devono conoscere se vogliono evitare truffe ed affidarsi a cibi sicuri e controllati. Come districarsi, però, tra le tante e più diciture che si trovano sulle etichette, e capire quale alimento scegliere e quale, invece, scartare nell’acquisto? Ecco qualche dritta per cercare di capirci di più.
I concetti di filiera e tracciabilità: aspetti importanti
Le espressioni che un consumatore incontra molto spesso quando acquista online prodotti alimentari, sono quelli di “tracciabilità” e di “filiera”, soprattutto se quest’ultima è corta. Cosa significano queste diciture su un’etichetta? La filiera non è altro che l’insieme dei passaggi che un alimento compie per arrivare dal produttore al consumatore. Una filiera piuttosto lunga prevede, dopo la produzione del prodotto alimentare, la sua trasformazione, il confezionamento e l’imballaggio, la distribuzione (stoccaggio e trasporto), il trasferimento agli intermediari, la rivendita e alla fine l’acquisto. Si capisce bene dunque come, specialmente per prodotti agricoli, i passaggi dal campo di raccolta alla tavola del consumatore meno sono e meglio è! Ecco perciò che bisogna prestare attenzione affinché la filiera di un alimento sia quanto più corta possibile. Più corta è la filiera, infatti, e più l’alimento che mangiamo sarà di qualità. Come fare a capirlo? Attraverso la tracciabilità.
Come viene tracciata una filiera e quali sono le discriminanti
Il concetto di tracciabilità (e rintracciabilità) è molto importante per un consumatore, in quanto gli dà la possibilità di poter individuare ogni singolo passaggio della filiera di un prodotto, inclusa la provenienza del prodotto stesso e come è stato lavorato. In pratica, leggendo l’etichetta il consumatore può capire bene dove è stato coltivato un prodotto, come è stato coltivato, cosa contiene al suo interno. Nel caso della filiera corta, bisogna sottolineare che la riduzione dei passaggi può essere determinata da diverse variabili. Possiamo quindi trovarci di fronte a pochissima distanza geografica, nel qual caso si parla di “prodotti a Km 0” (quando si va a prendere la frutta e la verdura all’orto di fiducia, ad esempio), oppure a pochi passaggi logistici, e quindi l’intermediazione viene fortemente ridotta. La filiera produttiva però può riguardare anche i termini cronologici. Quante volte capita di leggere su un’etichetta di prodotti da banco frigo (ad esempio certi tipi di formaggi): “confezionato a marzo, scade a dicembre”. In questo ultimo caso non possiamo assolutamente parlare di un prodotto fresco, ma di un alimento che è stato sottoposto a diverse trasformazioni per essere conservato.
Il prodotto alimentare di qualità combina filiera corta e tracciabilità
A questo punto va detto che un prodotto alimentare di qualità è quello che combina filiera corta in tutte le sue variabili (logistica, geografica, cronologica), e quindi possiede una tracciabilità sicura e molto chiara. Filiera corta e chilometro zero si uniscono, come accade, ad esempio, nei prodotti freschi che acquistiamo sotto casa direttamente dal produttore, oppure anche al supermercato, ma quando sappiamo che tra la produzione e la scadenza passano solo pochi giorni (prodotto fresco, come ad esempio il latte della stessa regione o territorio).
Qualche chiarimento sul “chilometro vero”
Chiudiamo dando un piccolo chiarimento sull’espressione “chilometro vero”, di cui spesso ultimamente si sente parlare. Si utilizza questo modo di dire quando chi acquista conosce bene il produttore, e sa che non ci saranno intermediari o altri passaggi. Questo rapporto tra produttore ed acquirente si basa pertanto fondamentalmente sulla conoscenza e sulla fiducia.