Chi abita in una casa in affitto ha l’obbligo, come previsto da contratto, di pagare regolarmente il canone di locazione. Considerando il periodo storico non propriamente facile dal punto di vista economico e l’aumento dei prezzi degli affitti in diverse città italiano, Milano su tutte, non è raro che ci siano inquilini che non riescano a onorare l’impegno preso e, quindi, di rischiare di andare incontro a uno sfratto per morosità. Scopriamo come funziona e quali sono le tutele previste per bloccare questa procedura richiedendo l’intervento di un legale.
Quando si può richiedere lo sfratto
Quando si parla di sfratto si fa riferimento a quella procedura con la quale il proprietario dell’immobile (o uno di essi se l’appartamento ha più proprietari) risolve il contratto di locazione. Tale possibilità si configura per legge solamente in alcune specifiche circostanze. La prime due sono di natura economica (sfratto per morosità), la terza per la volontà del locatario di rientrare in possesso dell’immobile al termine del contratto di affitto (sfratto per finita locazione).
Il locatore può richiedere lo sfratto per morosità quando il locatario non paga il canone di locazione o quando non paga gli oneri accessori (come le spese condominiali). Inoltre il locatore può inviare la disdetta del contratto sei mesi prima del suo termine evitando il rinnovo automatico e obbligando l’affittuario a liberare l’immobile.
Il proprietario di un immobile può risolvere il contratto di locazione anche nel caso in cui l’inquilino provochi gravi danni all’appartamento, ne modifichi la destinazione d’uso o non rispetti il regolamento condominiale. Lo sfratto per morosità si può verificare quando vi è un ritardo nei pagamenti: 20 giorni per la mensilità del canone di locazione e 60 giorni per il pagamento degli oneri accessori.
Per i proprietari degli immobili la procedura dello sfratto è un atto dovuto per ottenere quanto dovuto e non subire un danno su un immobile occupato dal quale non si riceve il pagamento del canone di locazione e per il quale, oltretutto, si continuano a pagare le imposte. A questo indirizzo https://avvocatisfrattimilano.it/ è possibile trovare l’assistenza legale necessaria per provvedere a inviare un’intimazione di sfratto.
Come evitare lo sfratto
In alcuni specifici casi, trovando l’avvocato giusto che assista il locatario e lo consigli sul da farsi, è possibile bloccare o rimandare lo sfratto. La prima possibilità è quella dell’opposizione, ovvero di contestare il provvedimento di sfratto. Dopo aver ricevuto l’intimazione di sfratto è possibile, durante la relativa udienza, giustificare (portando prove scritte) di essere in regola con i pagamenti o non aver compiuto i danni riferiti dal proprietario e non esserci quindi le ragioni per ottenere lo sfratto.
Tra le cause per cui è possibile opporsi alla richiesta di sfratto c’è anche quella per cui le somme richieste dal locatore non sono corrette o quelle nelle quali il locatario, avendo sostenuto delle spese per la manutenzione dell’appartamento di competenza dell’affittuario, egli ha in realtà un credito da vantare nei confronti del proprietario.
È inoltre possibile ritardare lo sfratto prolungandone i tempi mostrando la volontà di mettersi in regola con i pagamenti. Durante l’udienza si possono saldare tutte le spese arretrate o richiedere e ottenere un termine di grazia di 90 o 120 giorni entro i quali regolarizzare la propria situazione.
L’esecuzione dello sfratto può infine essere ritardata in presenza di vizi formali nei documenti prodotti dal locatore o anche in alcuni casi particolari (avere più di 5 figli a carico, essere disoccupato, essere un malato terminale o un portatore di handicap, avere più di 65 anni di età) nei quali si può chiedere una nuova data per l’esecuzione dello sfratto.